Il più grande errore, quando si parla di postura nello sport, è relegarla ad una mera tecnica complementare per il recupero fisico o ad una sequenza di esercizi derivati da yoga o altre tecniche posturali per ovviare allo stretching analitico. Invece la postura è prestazione.
È tutto molto diverso, profondamente diverso.
Mi sono occupato e mi occupo ancora di tecniche complementari nello sport, integrando con esse il mio lavoro di preparatore fisico, ne ho parlato già anni fa durante una lezione tenuta al primo corso preparatori fisici del basket, nel 2004, e ti posso assicurare che la posturologia applicata alla prestazione è una cosa differente.
In questo momento la metodologia dell’allenamento è in stallo, tolto qualche illuminato che fa il pelo a mezzi e metodi, analizzandoli e avvalorando le intuizioni nate sul campo, non c’è niente di nuovo sotto al sole. In sport lenti a cambiare sembrano rivoluzioni, ma si tratta solo di cose “normali” già viste in altri ambiti.
Il ricorso al doping è l’esempio di una difficoltà ad allenare in modo efficace.
Perché applicare la posturologia allo sport?
Perché prima di essere un atleta si è uomini e donne, con un percorso o meglio un curriculum posturale che si forma dalla fine della gestazione e prosegue dal parto in poi.
Non tenere conto della base su cui si poggia l’atletismo, ovvero l’uomo, è solo un modo di nascondere il problema o girarci intorno.
Ognuno ha una propria postura, in parte dovuta all’adattamento alla forza di gravità, in parte dovuta al carattere, ed in parte agli adattamenti imposti dalla vita, nascita, sviluppo ecc.
Ma cosa c’entra questo con la prestazione?
La meccanica articolare e muscolare per essere efficace, consumare poco, recuperare rapidamente e non subire traumi deve essere quanto più vicino agli assi ideali di movimento. Attenzione! Non iniziare a misurare quello che per te è l’ideale di postura e non creare un modello, non esiste una misurazione adeguata, o un modello assoluto, ogni individuo è unico!
Va da se che la facilità d’azione passa attraverso un equilibrio dei rapporti articolari e quindi attraverso una postura funzionale.
Come si fa ad avere una postura funzionale?
1) Mettendo in condizione i recettori posturali (occhi, denti, piedi, pelle, ecc.) di funzionare meglio possibile e non disturbarsi a vicenda. La postura funziona secondo un sistema cibernetico, tutto comunica con tutto, influenza e si adatta a tutto.
2) progettando esercitazioni adatte alla fisiologia posturale del soggetto.
Quando si parla di personalizzazione delle attività di preparazione o di allenamento di cosa si parla?
Differenziare i carichi?
Ok. Far fare più o meno lavoro di condizionamento organico a secondo se il soggetto ha un VO2max più o meno alto?
Va bene, perfetto, è un approccio illuminato; ma a la vera svolta è far lavorare un soggetto secondo sua postura funzionale e secondo la sua postura strutturale, sia sullo stretching che sulla forza, sapere se esiste e come funziona il rapporto tra i suoi piedi e i suoi occhi, o tra i suoi denti e i suoi occhi, ecc.
Difficile? Un po’ ma non impossibile, ci si può lavorare e i miglioramenti sono inaspettati e enormi rispetto al quantitativo di sforzo richiesto, specie sui soggetti che hanno difficoltà a migliorare, i “no respondere fisici” che spesso fanno impazzire i preparatori e gli allenatori.
Buona Postura
È tutto molto diverso, profondamente diverso.
Mi sono occupato e mi occupo ancora di tecniche complementari nello sport, integrando con esse il mio lavoro di preparatore fisico, ne ho parlato già anni fa durante una lezione tenuta al primo corso preparatori fisici del basket, nel 2004, e ti posso assicurare che la posturologia applicata alla prestazione è una cosa differente.
In questo momento la metodologia dell’allenamento è in stallo, tolto qualche illuminato che fa il pelo a mezzi e metodi, analizzandoli e avvalorando le intuizioni nate sul campo, non c’è niente di nuovo sotto al sole. In sport lenti a cambiare sembrano rivoluzioni, ma si tratta solo di cose “normali” già viste in altri ambiti.
Il ricorso al doping è l’esempio di una difficoltà ad allenare in modo efficace.
Perché applicare la posturologia allo sport?
Perché prima di essere un atleta si è uomini e donne, con un percorso o meglio un curriculum posturale che si forma dalla fine della gestazione e prosegue dal parto in poi.
Non tenere conto della base su cui si poggia l’atletismo, ovvero l’uomo, è solo un modo di nascondere il problema o girarci intorno.
Ognuno ha una propria postura, in parte dovuta all’adattamento alla forza di gravità, in parte dovuta al carattere, ed in parte agli adattamenti imposti dalla vita, nascita, sviluppo ecc.
Ma cosa c’entra questo con la prestazione?
La meccanica articolare e muscolare per essere efficace, consumare poco, recuperare rapidamente e non subire traumi deve essere quanto più vicino agli assi ideali di movimento. Attenzione! Non iniziare a misurare quello che per te è l’ideale di postura e non creare un modello, non esiste una misurazione adeguata, o un modello assoluto, ogni individuo è unico!
Va da se che la facilità d’azione passa attraverso un equilibrio dei rapporti articolari e quindi attraverso una postura funzionale.
Come si fa ad avere una postura funzionale?
1) Mettendo in condizione i recettori posturali (occhi, denti, piedi, pelle, ecc.) di funzionare meglio possibile e non disturbarsi a vicenda. La postura funziona secondo un sistema cibernetico, tutto comunica con tutto, influenza e si adatta a tutto.
2) progettando esercitazioni adatte alla fisiologia posturale del soggetto.
Quando si parla di personalizzazione delle attività di preparazione o di allenamento di cosa si parla?
Differenziare i carichi?
Ok. Far fare più o meno lavoro di condizionamento organico a secondo se il soggetto ha un VO2max più o meno alto?
Va bene, perfetto, è un approccio illuminato; ma a la vera svolta è far lavorare un soggetto secondo sua postura funzionale e secondo la sua postura strutturale, sia sullo stretching che sulla forza, sapere se esiste e come funziona il rapporto tra i suoi piedi e i suoi occhi, o tra i suoi denti e i suoi occhi, ecc.
Difficile? Un po’ ma non impossibile, ci si può lavorare e i miglioramenti sono inaspettati e enormi rispetto al quantitativo di sforzo richiesto, specie sui soggetti che hanno difficoltà a migliorare, i “no respondere fisici” che spesso fanno impazzire i preparatori e gli allenatori.
Buona Postura