Gaetano Rosace
Gli infortuni ai flessori della gamba sono tra i più frequenti, ci sono varie possibili cause. La causa biomeccanica degli infortuni al bicipite femorale è quella più comune, anche se meno conosciuta. E’ stata una delle mie ricerche più impegnative negli anni in cui sono stato prima respondabile dei recuperi e poi respondabile dell’area fisica del settore giovanile della Reggina Calcio.
Allenamenti errati, sovraccarico ecc, sono le cause finali, ma una delle meno conosciute, spesso l’origine di tutti i problemi è la causa biomeccanica, in questo caso ci occuperemo della lesione al bicipite femorale.
Una delle lesioni muscolari più frequenti è quella ai muscoli della regione postero mediale della coscia, tra cui troviamo i cosiddetti flessori della gamba. Gli hamstring per gli anglosassoni.
Per poterci ragionare sopra, prima bisogna fare distinzione tra i muscoli che formano il gruppo dei flessori della gamba.
Perché pure avendo azioni simili devono sottostare a meccaniche diverse.
Il gruppo degli hamstring è formato dal bicipite femorale, dal semitendinoso e dal semimbranoso,
Per chiarezza ricordo che anche gli altri componenti dell’area postero-mediale della coscia hanno una componente flessoria nel loro movimento.
così come i sopraccitati hanno componenti rotatorie ed adduttorie nel loro.
Inizio il mio ragionamento partendo con il bicipite femorale.
il bicipite femorale si posiziona lateralmente rispetto agli altri muscoli dell’area, è un muscolo lungo che corre dal bacino al perone.
Si origina dalla tuberosità ischiatica con quello che viene denominato capo lungo, poi si dirige in basso e dal terzo medio del femore si fonde con il capo breve.
Termina il suo percorso sulla testa del perone, sul condilo laterale della tibia e sulla fascia della gamba.
Per valutare il rischio di infortuni e quello delle recidive un parametro interessante è valutare la lunghezza relativa del muscolo o meglio come questa possa essere influenzata dai due punti di inserzione prossimale e distale.
Sia l’iliaco che il perone hanno la possibilità di fare piccoli spostamenti.
se questi spostamenti si fissano in posizioni al di fuori della normale fisiologia del movimento tengono in uno stato di tensione costante il muscolo.
Vediamo come.
il bacino può eseguire movimenti in anteriorità o posteriorità, in casi estremi si può bloccare al limite della sua fisiologia in posizione anteriore o posteriore.
Può subire blocchi anche di una sola ala iliaca, producendo un bacino in torsione in concorso con l’osso sacro.
Anche il perone si muove rispetto ai movimenti della caviglia.
è possibile che dopo traumi alla caviglia si fissi anteriormente o posteriormente o ancora in posizione bassa o alta.
Nelle figura seguente si può osservare in modo schematico il fenomeno sopracitato e i rapporti articolari che generano tensioni aggiuntive al bicipite femorale.
In questo caso si osserva l’influenza del bacino in anteriorità
e la conseguente tensione costante applicata al bicipite femorale dalla tuberosi ischiatica che risale.
Per alcuni il fenomeno discendente è di origine traumatica ma ci sono molte altre possibilità per portare un iliaco in anteriorità.
ad esempio le distorsioni della caviglia, scoliosi, gamba corta reale, una torsione del bacino, ecc.
Nel caso portato ad esempio il bicipite femorale traziona la testa del perone provocando a cascata un adattamento fino al cuboide. Tanto da creare un falso allungamento dell’arto inferiore, ma potrebbe essere anche l’inverso, ovvero, che il perone si fissi in una posizione più bassa dopo una distorsione e mantenga alcune fibre del bicipite in trazione.
Si capisce che se per qualsiasi ragione il perone viene posto in una posizione differente da quella fisiologica potrebbe creare una piccola tensione aggiuntiva sull’inserzione del bicipite.
Questa variazione di tensione che sarebbe nella maggior parte dei casi quasi ininfluente potrebbe invece essere per qualcuno fastidiosa e l’anticamera di possibili traumi muscolari in quanto la capacità di assorbire le sollecitazioni viene meno.
In questo caso il fattore predominante diventa la postura con il ruolo che assumono le catene muscolari.
Ad esempio, nei soggetti che hanno piedi e ginocchio in varo, come molti calciatori, il bicipite femorale ha un ruolo prevalente nel mantenimento della postura, diventando così ancora più esposto ai traumi.
Seguendo questo ragionamento si possono capire molti traumi e ancora più le recidive del muscolo bicipite femorale che continuano fino a quando il tutto non viene regolarizzato, se mai lo sarà.
Si capisce inoltre che non è possibile risolvere queste problematiche solo tramite manovre correttive mirate a ripristinare la fisiologia del bacino o del perone.
Le manovre sono utili ma non risolutive, se non solo nell’immediatezza di un evento traumatico che riguarda l’articolazione.
Una volta capita l’esistenza della problematica bisogna agire in profondità su tutta la catena funzionale che comprende il bicipite femorale.
Se si vogliono diminuire i traumi ed ancor più le recidive.
Anche perché se non si normalizza il tono muscolare, il tempo di recupero o meglio il tempo di guarigione della ferita aumenta, per via delle tensioni eccessive che agiscono anche a riposo
che non permettono un recupero standard.
Quando si parla di trauma muscolare da sovraccarico bisogna sempre pensare a perché il sovraccarico ha trovato in quel punto l’anello di rottura.
E questo partendo sempre dal livello posturale danneggia la meccanica