Uno degli esempi più usati in posturologia è quello della farfalla che batte le ali in Cornovaglia e scatena, dopo due anni, una tempesta nel Maine. Oppure, se preferite la costa pacifica degli Stati Uniti: la farfalla batte le ali in India e scatena, sempre dopo due anni, una tempesta in California. Il primo pensiero logico potrebbe essere quello di eliminare tutte le farfalle, così si evitano i danni che producono… Non basterebbe eradicare tutti i lepidotteri del mondo per disincentivare l’uso di queste metafore, o eliminare uragani e tempeste, perché potrebbero essere usati altri esempi: un petalo di rosa che cade, un fiocco di neve che scivola da una foglia, la piuma persa dalla coda di un piccione spaventato in piazza S. Marco a Venezia, o altre cose appena percettibili che secondo la teoria del caos possano scatenare un effetto valanga, abnorme e devastante. Sempre dopo due anni.
In posturologia a volte si notano gravi alterazioni del tono posturale dovute ad un piccolo fattore scatenante. La metafora della farfalla fornisce un visione apparentemente “semplice” delle cose e toglie molti operatori dall’imbarazzo del dover rispondere alla domanda più semplice: perché?
Questa visione quantomeno complicata ci dice che il battito d’ali può innescare l’evento distruttivo, ma nessuno è in grado di partire dall’evento finale, dalla distruzione, e procedere a ritroso: dalla tempesta fino al battito d’ali iniziale.
Quando, nel mio laboratorio, valuto la postura di qualcuno e scopro che una grave alterazione del tono posturale è provocata da un fattore apparentemente insignificante, non lo scopro facendo una ricerca a ritroso o teorizzando possibili concatenazioni. Scopro l’alterazione tramite una ricerca fatta da tantissimi test pro-attivi. La difficoltà nello standardizzare un metodo efficace per tutti sta nell’unicità di ogni individuo. A volte, è necessario usare un metodo diverso per ogni individuo per identificare situazioni molto complesse. Ci si accorge di questa cosa quando due soggetti hanno gli stessi effetti da alterazione posturale che però si neutralizzano con metodiche differenti. Le alterazioni erano evidentemente differenti.
Errore concettuale o solo comodità?
La posturologia è morta! Come dicevo nel titolo, perché la spinta scientifica è ferma a oltre 30 anni fa. L’unica vitalità che manifesta è nel produrre corsi e il conseguente reddito per chi li attiva. Molto meno per la grande maggioranza degli allievi di corsi e master che non sanno come mettere a frutto le conoscenze acquisite per produrre risultati e un guadagno soddisfacente..
Dal punto di vista scientifico non mi sembra ci siano stati grandi cambiamenti negli ultimi 30 anni. La posturologia ha ancora un grande potenziale ma non nel senso del termine con cui la si identifica.
Lo sport, le attività di business, le risorse umane, potrebbero essere nel futuro della posturologia. Prevedo ambiti diversi dalla medicina.
La difficoltà estrema dello sviluppo dell’ambito posturologico, al momento, è dovuta alla naturale tendenza di chi si occupa di posturologia di veicolare in essa la propria professione o meglio il proprio indirizzo, e mentre lo fa pensare che questo sia l’unico modo possibile di fare posturologia. L’odontoiatra userà come punto unico di rifermento la bocca. L’ ortopedico troverà conveniente utilizzare come terminale d’azione il piede, e così l’ oftalmologo metterà l’occhio al centro dell’universo.
Dovere lottare con il tono muscolare del cliente/paziente può essere come provare ad afferrare un’ anguilla che nuota dentro una vasca piena d’olio. E’ più comodo farsi bastare una piccola frazione del sistema posturale usando questo come piano di lavoro, sperando che così si risolva l’impasse del paziente. In caso contrario… pazienza. Un poco come se si usasse il letto di Procuste per scegliere il paziente-cliente ideale con cui lavorare.
Sarebbe più opportuno avere un approccio con la mente neutrale, non predisposta a vedere solo piedi, solo occhi, o solo denti, una mente abituata a pensare in modo generale e in modo empirico, una mente in grado di ricordarsi che esistono altri recettori che interagiscono costantemente tra loro nel creare gli effetti che si deputano al battito d’ali dell’ inconsapevole farfalla.
A proposito, le farfalle sono belle ma non sempre inconsapevoli, possono essere addirittura crudeli.. magari lo racconto un’altra volta in una sezione dedicata ai lepidotteri.
La bilancia di previsione
La reale forza della postura sta nell’essere una sorta di bilancia di previsione ( si, avete letto bene non è un’ errore, non ho scambiato la c con la v) perché il cervello è un organo previsionale e la postura essendo una sua emanazione non può essere da meno. La bilancia di previsione posturale è un sistema di anticipazione istante per istante della posizione del corpo nello spazio.
Per capire ricordiamo come funziona l’occhio: quando ci spostiamo da un punto A ad un punto B, è il flusso ottico retinico a svolgere la funzione primaria. Durante la locomozione, gli occhi fissano alternativamente il punto di arrivo e i vari ostacoli che incontrano diminuendo progressivamente i punti di fissazione e i movimenti oculari. Questo grazie sopratutto alla visione periferica che fa gran parte del lavoro di aggiustamento delle traiettorie. Per permettere postura e movimento, il movimento oculare determina l’aumento e la diminuzione del tono muscolare di estensori, flessori ecc. Normalmente si pensa che il segnale visivo si muova dagli occhi verso il cervello, in effetti non è proprio così: la maggior parte delle informazioni viaggia in senso opposto dal cervello verso gli occhi. Basandosi sulle esperienze passate il cervello invia agli occhi le informazioni e mentre lo fa comunica la sua previsione a tutte le entrate di informazioni posturali. Se la realtà differisce dalla previsione il cervello dovrà essere informato dalle altre entrate posturali per poter reagire alla cosa. Si capisce che questo sistema ha un limite, il cervello impazzisce se non riconosce l’alterazione di un recettore posturale. Questo accade perché questa alterazione sta sotto la soglia di controllo del cervello non la può escludere per continuare a fare il proprio lavoro. Il cervello infatti è abilitato a escludere l’entrata posturale disfunzionale, ma solo se questa disfunzione è aberrante. Ad esempio: se uno si benda un’ occhio dopo qualche minuto riuscirà a fare quasi tutto come prima o con poche limitazioni, perché il cervello non volendo vedere l’aberrazione dell’essere diventato monocolo, la esclude e riprende il controllo. Se invece il disturbo è minimo, sotto i 4 gradi di spostamento dell’asse visivo, come può essere una lente montata male sugli occhiali, che crea uno pseudo effetto prisma, ecco apparire vertigini e mal di testa e altri simpatici disturbi . In questo caso il cervello non riconosce l’errore e impazzisce. Tutte le entrate di informazione posturale hanno meccanismi simili di soppressione del disturbo che però è dedicato solo a situazioni che per il sistema di integrità posturale possono essere definite aberranti.
L’equilibrismo comune
Immaginate per un attimo un tizio che attraversa un canyon profondo 100 metri a ampio 50, camminando su un cavo. Per farlo deve affidarsi agli occhi, al suo orecchio interno e alla sua ATM (articolazione temporomandibolare). Questi tre organi collaborano per mantenere il suo equilibrio stabile a partire dal piano occlusale che deve restare il più possibile parallelo alla linea dell’orizzonte. I muscoli oculari attivano i suboccipitali che fanno da starter ai movimenti della testa e sono collegati con i canali semicircolari dell’orecchio e con l’ATM.
Mentre gli occhi aggrappandosi all’ambiente si spostano avanti e indietro dal traguardo ai punti intermedi per prevedere il miglior percorso da fare, l’orecchio interno cerca di mantenere l’equilibrio stabile facendo combaciare le sue informazioni con quelle dei muscoli oculari e dei suboccipitali, il tutto mentre mascella e mandibola contribuiscono a equilibrare il tono muscolare facendo toccare i denti al momento giusto per il tempo giusto. Tutto questo enorme lavoro invisibile viene trasmesso ai piedi che facendo presa sul cavo trasmettono le pressioni al cervello e questo a sua volta ai tre organi di prima. La pelle percepisce la pressione dell’aria e a sua volta comunica al cervello questa cosa che poi sarà rimodulata a piedi, atm, orecchio interno e occhi per evitare di perdere l’equilibrio, tutte le articolazioni del corpo cercano di tenere allineate le ossa in modo da avere una postura che rallenti le oscillazioni del corpo. E intanto passo dopo passo il nostro equilibrista cammina e raggiunge il suo traguardo .
Speriamo solo che durante la traversata non passi da li una farfalla.