Nove anni fa.
La mamma porta il ragazzino al laboratorio perché è curvo. Ha dolori alla schiena senza alcuna evidenza patologica. La signora chiede in giro su chi potrebbe esserle d’aiuto. Qualcuno della società dove gioca a calcio le da il mio numero. Timido, magro, curvo, diaframma bloccato, torace depresso, collo lungo e testa sbalzata in avanti.
Procedo con la mia valutazione posturale/funzionale e con un reset posturale. Qualche minuto dopo lo faccio camminare e chiedo: come stai? Mi risponde: mi sento strano, sto bene! Ma strano.
Il “ma” mette in discussione la frase “sto bene”.
Chiedo: ti piace sentirti così?
Si, ma…. Rimarrò sempre così?
La madre scoppia a ridere e gli chiede: cosa ti preoccupa?
Lui: sono troppo diritto!
Ora spiego, per far capire al lettore. Dopo il reset il ragazzo si è raddrizzato, è cambiato il suo modo di respirare e di guardare il mondo, ora è più alto con gli occhi fissi sulla linea dell’orizzonte e sorride. Un effetto simile a quello provocato dalla posa di Superman, di cui racconterò più in la.
Questa sua nuova postura lo mette a disagio.
Mi dice: prof, i mei amici penseranno che mi sento chissà chi… forse è meglio che mi curvo un pochetto… che ne dice? Spiego pro e contro del prima e dopo, e si rasserena. Gli faccio ancorare la postura, con un paio di tecniche mentali, una si chiama proprio “ancoraggio” e spiego come richiamarla al momento giusto. Basta schiacciare il pulsante magico. In quella postura, gli spiego ancora, umore e rendimento cambiano, migliorano. Ci saranno situazioni che per essere superate in modo brillante necessiteranno dello schiacciamento del pulsante magico. La nuova postura va stabilizzata, gli assegno gli esercizi da fare a casa e lo saluto.
La postura non è solo “carrozzeria”… è sinapsi, neurotrasmettitori e ormoni. Nel prossimo post, farò sentire il lettore come Superman o se preferisce Wonder Woman e spiegherò i meccanismi.
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