La dislessia è un disturbo dell’apprendimento (DSA), mentre l’ADHD è un disturbo dell’attenzione.
Sono condizioni più frequenti di quanto si pensi.Il nostro Paese è meravigliosamente curioso:
nel senso che è splendido, ma allo stesso tempo suscita curiosità per il modo in cui gestisce
determinati argomenti. Il Bel Paese, forse, risente ancora dell’influenza delle corporazioni o
delle gilde medievali e rinascimentali: si distingue in modo netto chi possa occuparsi di un
argomento e chi no, tralasciando il fatto che le persone non vivono in isolamento, ma devono
studiare, lavorare, fare sport, curarsi, ecc.
Nel caso della dislessia, se ricordo bene, le figure deputate a occuparsi del paziente dislessico
sono tutte professionisti sanitari: psichiatra, psicologo/a e logopedista. Scrivo paziente perché,
appunto, si tratta di specialisti della salute. Volendo essere puntiglioso, noto la mancanza
dell’oculista: ricordo che l’occhio riceve oltre il 90% delle informazioni che il cervello poi
filtra e utilizza. E, senza voler sembrare pignolo, rammento che i disturbi della motricità
oculare, in particolare quelli legati alla visione binoculare (convergenza, forie e fusione),
contribuiscono in modo esponenziale a provocare e aggravare gli effetti tipici di alcune forme
di dislessia, influenzando in primis la lettura.
Confidando nel buon senso del legislatore, veniamo al punto.
Perché, nel Bel Paese, non si formano adeguatamente le figure che dovranno interagire quotidianamente
con chi presenta questi disturbi? La dislessia, come gli altri disturbi menzionati, è presente anche
durante lo studio e, se non vogliamo depotenziare l’allievo, dobbiamo essere preparati a istruire e
insegnare in modo differente. Lo stesso vale per lo sport: un soggetto con DSA o ADHD ha bisogno di
schemi di attività ottimizzati per poter rendere al meglio.
Pensiamo le cose in modo differente. Per chi opera negli ambiti sopracitati è normale notare comportamenti
e difficoltà particolari in allievi e clienti, a volte ricordano alcuni nostri comportamenti – perché in noi
ci può essere un DSA nascosto, altre volte ci infastidiscono perché non le capiamo e le etichettiamo con termini
fantasiosi. A volte nello sport non si capisce perché un soggetto con un talento enorme faccia fatica a
emergere o se emerge perché una volta emerso faccia di tutto per sprofondare.
Semplice. Non si capisce perché mancano gli strumenti.
